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venerdì 17 aprile 2015

Mentana in Florence e Rosario Bellante - Galleria d'Arte Mentana

Mentana in Florence e Rosario Bellante - Galleria d'Arte Mentana


GALLERIA D'ARTE MENTANA FIRENZE                                                             Piazza
Mentana, 2/3R                                  galleriamentana@galleriamentana.it.
- Tel 055 211985 cell. 335 1207156 http://www.galleriamentana.it/
Presenta: DUE EVENTI IN PARALLELO                                                           A cura della
Direttrice Artistica Giovanna Laura Adreani
Mostra premio – “Mentana in Florence”
Mostra Premio Pittura - Scultura – Fotografia                                         
Vernissage: sabato 18 aprile ore 18.00
                                                                                                                           Artisti: Ghenadie Popic, Mark Petrasso,
Lucilla Labianca, Ilaria Turco, Enrico Garoia, Enrico Napoletano, Silvia
Maccacaro, Caroggi, Giulia Riva, Antonio Lucarelli, Monia Pentolini, Moirym,
Mauro Piccoli, Robesol, Duccio Degl’Innocenti.
“Saletta Mentana”     Mostra personale di Rosario Bellante      Vernissage: sabato 18 aprile ore 18.00
Bellante è un colorista dalle
tonalità mediterranee e dalla pennellata che procede senza indugio. Da molti
anni è rappresentato, nel modo migliore, dalla “Mentana” di Firenze e in
quest’esposizione personale, presenta dipinti che ripercorrono i temi a lui
cari: opere che hanno come filo conduttore il paesaggio visto nel momento più
felice delle sue fasi. Per l’artista la natura è matrice, che ispira i suoi
stati d’animo pittorici che diventano armonie visive di panorami conosciuti e
dell’inconscio, che riportano alla sua amata Sicilia. Le opere di Bellante sono
animate da chiarori, dove le vibrazioni cromatiche sono capaci di coinvolgere
sensibilmente lo spettatore che, inoltrandosi negli scorci descritti, si
ritrova a esplorare la sfera emozionale dell’artista. La dinamicità, descritta
delle masse pittoriche, è esaltata dalle gradazioni di luce che, nelle forme
delineate da pacificanti colori ed equilibrate pennellate, sembrano volersi
svelare in contrasti di segni e di toni di rossi, di gialli e di verdi dei
primi piani: sfumature di tinte che declinano nel canto del paesaggio e dell’Io
dell’artista. La sua osservazione della natura si fa analisi che coglie mille
particolari che, prepotentemente, vogliono emergere dal groviglio di arbusti
per fermarsi nelle sue primavere dipinte, che ricercano gioia e speranza.
Un concento di colori vivaci si
accorda nelle radure pacate, smorzandosi fra le dune dove i tocchi di chiaro
fanno avvertire fragranze di mare e di vita di fiori di sabbia. Nella
solitudine del paesaggio c’è un animo investito da pensieri profondi, che, in
un monologo interiore, tenta di sfuggire al tempo dalle ombre incombenti che si
addensano in uno sfondo di nuvole e che muovono verso la malinconia
dell’autunno.                    
Federica Murgia

ORARI: 11:00-13:00- 16:00-19:30
Domenica e lunedì mattina chiuso


giovedì 18 dicembre 2014

“e il naufragar m'è dolce in questo mare” mostra personale itinerante di Luigi De Giovanni



“e il naufragar m'è dolce in questo mare
mostra personale itinerante di Luigi De Giovanni
Scuderie, Palazzo Gallone – TRICASE (Lecce)
Dal 23 al 30 dicembre 2014


Luogo: Tricase (Lecce), Palazzo Gallone, Scuderie
Data: dal 23 al 30 dicembre 2014
Patrocinio: Comune di Tricase
Curatore: Antonietta Fulvio
Organizzazione: Assessorato alla Cultura del Comune di Tricase
in collaborazione con Il Raggio Verde edizioni e associazione “e20Cult”
Orario: tutti i giorni dalle ore 18 alle 21 con ingresso libero.

Dal 23 al 30 dicembre 2014, le Scuderie di Palazzo Gallone a Tricase si vestono dei colori di Luigi De Giovanni, che presenta in anteprima il primo nucleo di opere della mostra itinerante che prende il titolo dall’ultimo verso de “L’Infinito del grande poeta Giacomo Leopardi: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Curata dalla giornalista Antonietta Fulvio, la mostra è patrocinata e organizzata dal Comune di Tricase in collaborazione con Il Raggio Verde edizioni e l’associazione “e20Cult”.
Un’anteprima che, tra l’altro, aderisce perfettamente al tema delle manifestazioni che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Tricase ha voluto ideare per il Natale 2014, spiega l’assessore Sergio Fracasso:  “Con il segno e i colori Luigi De Giovanni sta ‘dipingendo’ le nostre coste puntando l’attenzione sulla salvaguardia dell’ambiente e sulla valorizzazione dell’immenso patrimonio naturalistico salentino. Una mostra, dunque, che rientra perfettamente in tema di sostenibilità ed ecologia che sono al centro della nostra attività culturale. E tra le novità, non a caso il 30 dicembre, dalle 18 alle 24, Tricase vivrà una “EcoNotte” incentrata sulla sostenibilità dell’arte mettendo in evidenza artisti e musicisti del luogo, perché anche l’Arte può essere a km zero”. E nell’ambito dell’EcoNotte, che coincide con il finissage dell’evento espositivo,  un doppio incontro con l’artista e l’autrice di “Mena”: la bellezza delle marine di Luigi De Giovanni con le parole di Lucia Accoto che nel libro, edito da Il Raggio Verde, racconta e fa vibrare le atmosfere del Sud, cogliendone insolite prospettive e lasciando fluire, attraverso il recupero dei ricordi, profumi e visioni. Un’alchimia tra segno e scrittura in un continuum di emozioni capace di coinvolgere tutti i sensi.

“e il naufragar m’è dolce in questo mare” è il primo tassello di un progetto espositivo che parte da Tricase. Un omaggio al mare, e alla natura, nel solco di un percorso personale dell’artista che, dopo il successo di critica e di pubblico ottenuto con le precedenti mostre -  La rinascita di Flora. Dialogo con la natura- oltre i 16:9” - che sono approdate nelle città di Mesagne, Brindisi e Tricase, continua la sua ricerca nel segno della ri-scoperta del paesaggio. E continua a dipingere la luce e i luoghi, rigorosamente en plein air, costruendo un itinerario pittorico che attraversa i comuni di Alessano, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Corsano, Diso, Gagliano del Capo, Ortelle, Otranto, Santa Cesarea Terme, Tiggiano e Tricase, tracciando, costa dopo costa, un percorso che è materia e colore, segno e memoria. Perché l’arte sia uno strumento di valorizzazione e di promozione dei luoghi e di un ritorno ai luoghi per un approccio più autentico con la Natura. La mostra sarà un percorso ricco di fascino e di storia partendo dalla punta del tacco, Santa Maria di Leuca, fino a risalire la bellissima costa adriatica e giungere ad Otranto che con il suo faro, la Punta Palascia, è l’estremo più orientale d’Italia.

Nato a Specchia dove ha un proprio Atelier, Luigi De Giovanni vive ed opera tra il Salento e Cagliari. Diplomatosi all'Istituto d'Arte di Poggiardo e diplomatosi all'Accademia di Belle Arti di Roma, Luigi De Giovanni ha all’attivo una lunga carriera artistica che lo ha visto tenere mostre in tutto il mondo: New York, Tokyo, Parigi, Bruxelles, Madrid, Siviglia e recentemente Cannes, oltre che nelle principali città italiane, da Milano a Roma, Firenze, Pisa, Ferrara, Lecce; Brindisi.






martedì 4 novembre 2014

FINISSAGE di LUIGI DE GIOVANNI

Home - De Giovanni Luigi pittore contemporaneo - Creazioni d'arte - Cagliari




















Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (LE)
Piazza del Popolo, 21 A Specchia (LE)

“UOMO DEL MIO TEMPO” omaggio a Salvatore Quasimodo di Luigi
De Giovanni
Finissage con
disinstallazione: sabato 8 novembre ore 18,00
Inaugurata l’11ottobre alle
ore 19,00 nello studio “Sutta le Capanne du Ripa” la mostra, con
installazione e performance di Luigi De Giovanni, accompagnata dal reading
di Santino Giangreco 
che ha recitato la poesiaUOMO DEL MIO
TEMPO” di Salvatore Quasimodo, chiude, con la disinstallazione,
sabato 8 novembre alle ore 18,00.
L’evento è stato curato dall’ Associazione culturale “e20cult” in
collaborazione con
“Il Raggio Verde edizioni”
Lecce e del comune di Specchia che ha concesso il patrocinio e l’uso gratuito
del Castello per la presentazione.
L’evento ha partecipato alla “Giornata del
Contemporaneo indetta da AMACI, giunta alla decima edizione”, è stato
presentato dal
Prof.
Antonio Penna, mentre il Dott. Maurizio Antonazzo ha presentato la serata.
L’allestimento è dell’Arch.
Stefania Branca 
Presentazione:
Luigi De Giovanni, continuando il suo percorso d’analisi dell’uomo, si
ritrova in sintonia con la poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo.
L’artista vede l’uomo sopraffatto dall’ambizione e ormai abituato alle
barbarie più crude fatte nella corsa alle scalate sociali: l’uomo, diventato
cieco e indifferente nei confronti dei più deboli, pronto a discriminare
socialmente i diversi e i non omologati a dei modelli precisi; assetato di
potere dall’egoismo, dall’arroganza, dall’ideologia che l’ha portato a smarrire
ogni rispetto dei fratelli, che ha dimenticato i principi morali e religiosi
che potevano impedirgli la violenza. All’artista, nella sua analisi, sovvengono
le impressioni spietate di guerra e di uccisioni per la supremazia con
l’annientamento di persone e popoli, spesso in fuga dalla loro terra o vinti da
fame e terrore. Immagini di morte che gli hanno fatto ritornare alla memoria le
dure parole e il monito della poesia “Uomo del mio Tempo” di Salvatore
Quasimodo.
L’evento sarà caratterizzato da un’installazione con performance
continua nello Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa” a Specchia in Piazza del
Popolo, 21A e nel portico antiastante. I due ambienti verranno ricoperti di
materiali inizialmente bianchi, sopra vi saranno dei cumuli di carte
accartocciate con schizzi del colore
del sangue. Le opere saranno dei sudari di morte che penderanno dal
soffitto gocciolando, “sangue” di dolore senza più grido, su una tela, che
raccoglierà il dripping delle gocce, che diventerà “reliquia” nell’opera
“Uomo”. Occhi attoniti e miti guarderanno partecipando, nell’abitudine
all’orrore, visto quotidianamente attraverso i media, in una performance
collettiva.  Federica Murgia
Poesia
di Salvatore Quasimodo
Uomo
del mio tempo

Sei ancora
quello della pietra e della fionda,
uomo del
mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali
maligne, le meridiane di morte,
t'ho
visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote
di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua
scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza
amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come
sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli
animali che ti videro per la prima volta.
E questo
sangue odora come nel giorno
quando il
fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo
ai campi". E quell'eco fredda, tenace,
è giunta
fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate,
o figli, le nuvole di sangue
salite
dalla terra, dimenticate i padri:
le loro
tombe affondano nella cenere,
gli
uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.



La lettura della poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo ha
scandito il susseguirsi dell’atto performativo.
Per informazioni:
Cell:
329 2370646 
























FINISSAGE di LUIGI DE GIOVANNI

Home - De Giovanni Luigi pittore contemporaneo - Creazioni d'arte - Cagliari



FINISSAGE di LUIGI DE GIOVANNI














Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa”, Specchia (LE)
Piazza del Popolo, 21 A Specchia (LE)

“UOMO DEL MIO TEMPO” omaggio a Salvatore Quasimodo di Luigi
De Giovanni
Finissage con
disinstallazione: sabato 8 novembre ore 18,00
Inaugurata l’11ottobre alle
ore 19,00 nello studio “Sutta le Capanne du Ripa” la mostra, con
installazione e performance di Luigi De Giovanni, accompagnata dal reading
di Santino Giangreco 
che ha recitato la poesiaUOMO DEL MIO
TEMPO” di Salvatore Quasimodo, chiude, con la disinstallazione,
sabato 8 novembre alle ore 18,00.
L’evento è stato curato dall’ Associazione culturale “e20cult” in
collaborazione con
“Il Raggio Verde edizioni”
Lecce e del comune di Specchia che ha concesso il patrocinio e l’uso gratuito
del Castello per la presentazione.
L’evento ha partecipato alla “Giornata del
Contemporaneo indetta da AMACI, giunta alla decima edizione”, è stato
presentato dal
Prof.
Antonio Penna, mentre il Dott. Maurizio Antonazzo ha presentato la serata.
L’allestimento è dell’Arch.
Stefania Branca 
Presentazione:
Luigi De Giovanni, continuando il suo percorso d’analisi dell’uomo, si
ritrova in sintonia con la poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo.
L’artista vede l’uomo sopraffatto dall’ambizione e ormai abituato alle
barbarie più crude fatte nella corsa alle scalate sociali: l’uomo, diventato
cieco e indifferente nei confronti dei più deboli, pronto a discriminare
socialmente i diversi e i non omologati a dei modelli precisi; assetato di
potere dall’egoismo, dall’arroganza, dall’ideologia che l’ha portato a smarrire
ogni rispetto dei fratelli, che ha dimenticato i principi morali e religiosi
che potevano impedirgli la violenza. All’artista, nella sua analisi, sovvengono
le impressioni spietate di guerra e di uccisioni per la supremazia con
l’annientamento di persone e popoli, spesso in fuga dalla loro terra o vinti da
fame e terrore. Immagini di morte che gli hanno fatto ritornare alla memoria le
dure parole e il monito della poesia “Uomo del mio Tempo” di Salvatore Quasimodo.
L’evento sarà caratterizzato da un’installazione con performance
continua nello Studio “Sutta Le Capanne Du Ripa” a Specchia in Piazza del
Popolo, 21A e nel portico antiastante. I due ambienti verranno ricoperti di
materiali inizialmente bianchi, sopra vi saranno dei cumuli di carte
accartocciate con schizzi del colore
del sangue. Le opere saranno dei sudari di morte che penderanno dal
soffitto gocciolando, “sangue” di dolore senza più grido, su una tela, che
raccoglierà il dripping delle gocce, che diventerà “reliquia” nell’opera
“Uomo”. Occhi attoniti e miti guarderanno partecipando, nell’abitudine
all’orrore, visto quotidianamente attraverso i media, in una performance
collettiva.  Federica Murgia
Poesia
di Salvatore Quasimodo
Uomo
del mio tempo

Sei ancora
quello della pietra e della fionda,
uomo del
mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali
maligne, le meridiane di morte,
t'ho
visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote
di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua
scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza
amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come
sempre, come uccisero i padri, come uccisero,
gli
animali che ti videro per la prima volta.
E questo
sangue odora come nel giorno
quando il
fratello disse all'altro fratello:
"Andiamo
ai campi". E quell'eco fredda, tenace,
è giunta
fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate,
o figli, le nuvole di sangue
salite
dalla terra, dimenticate i padri:
le loro
tombe affondano nella cenere,
gli
uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.



La lettura della poesia “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo ha
scandito il susseguirsi dell’atto performativo.
Per informazioni:
Cell:
329 2370646 


























giovedì 17 luglio 2014

'Forme e colori dal Mediterraneo” Luigi De Giovanni a Tricase - De Giovanni Luigi pittore contemporaneo - Creazioni d'arte - Cagliari

'Forme e colori dal Mediterraneo” Luigi De Giovanni a Tricase - De Giovanni Luigi pittore contemporaneo - Creazioni d'arte - Cagliari

studio sutta le capanne du ripa specchia lecce





 Forme e colori dal Mediterraneo”

Dal 15 luglio al 31 agosto 2014 la collettiva d’arte “Forme e colori dal Mediterraneo”, vedrà esporre al piano nobile di Palazzo Gallone gli artisti Mimmo Camassa, Enzo De Giorgi, Luigi De Giovanni, Kristine Kvitka, Francesco Pasca, Andrea Ritrovato, Stefania Rizzo. Lorenzo Sparascio.
Nell’ottica di un recupero dell’edificio quale location espositiva – spiega l’assessore Sergio Fracasso – le sale di Palazzo Gallone ospiteranno nell’ambito del cartellone estivo promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Tricase le opere di otto artisti e i diversi linguaggi dell’arte attraverso i quali ognuno di loro riesce a tradurre il personale sguardo sul mondo.
Dalle icone di Mimmo Camassa, capace di reinventare la grande tradizione iconografica antica per raccontare le storie e i martiri di Santi e Madonne, alle visioni oniriche firmate Enzo De Giorgi che riesce a trovare una chiave lirica per leggere la realtà anche quando si tratta di riaprire i libri di Storia e sfogliare tra le sue pagine più dolorose come la Shoah.

Dalle “tracce di ri€voluzione” di Luigi De Giovanni con l’indagine pittorica sui cambiamenti della società, partendo dagli anni della contestazione giovanile ad oggi, all’universo femminile raccontato da Kristine Kvitka. Sui luoghi del visibile e dell’intellegibile si interroga la pittura di Francesco Pasca con le sue creazioni al limite tra geometria e singlossia dove è labile il confine tra universo visivo e verbale. Alle nuove visioni del sacro di Andrea Ritrovato con i suoi simbolici giochi prospettici ai paesaggi poetici di Stefania Rizzo che diventano spazi cromatici per la sua personale poetica sulla riflessione e la memoria. Infine, i volti espressivi e intensi del giovane Lorenzo Sparascio che ricordano le cifre stilistiche del neorealismo italiano.

La mostra patrocinata e promossa dal Comune di Tricase in collaborazione con Il Raggio Verde edizioni, si potrà visitare tutti i giorni con ingresso libero dalle ore 20 alle ore 24.
Mimmo Camassa Nato a Bari nel 1964 Mimmo Camassa frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti. Affascinato dalla tradizione iconografica antica dell’età medioevale segue i corsi di Arte Sacra all’Istituto Santa Scolastica di Bari con Tony Bux. Nel 1986 inizia come “madonnaro” per poi dedicarsi alla pittura sacra organizzando mostre in Puglia e in Italia. Espone a Milano, Roma, Bologna, Ferrara ottenendo consensi e riconoscimenti tra i quali la lettera di ringraziamento dal Vaticano nel 2005 e l’invito a partecipare a “Dettagli d’autore” rubrica di Uno Mattina su Rai uno. Vive e ha un suo studio a Tricase. L’artista – scrive Donato Valli – ha raggiunto “un livello espressivo che associa all’incanto della tradizione iconografica la composta decorazione di un reinventato “liberty” con le sue caratteristiche di stilizzazione e di simbolo. Tutto converge in un istintivo decoro di sentimenti, da intendere come coscienza della propria dignità ed esaltazione di una fantasia governata dalla misura e dal sentimento di una profonda umanità”.
Enzo De Giorgi Nato a Nizza Monferrato, in provincia di Asti, da genitori salentini, Enzo De Giorgi vive e lavora nel Salento. La sua formazione artistica parte da Lecce, dove frequenta l’Istituto d’Arte e successivamente l’Accademia di Belle Arti, e si matura negli anni con le sue personali ricerche stilistiche in luoghi e incontri diversi. Dal 1996 divide la sua passione artistica con l’attività didattica svolta nel cuneese, nel bresciano e, infine, nel leccese dove tuttora insegna “Discipline Pittoriche” presso il Liceo Artistico di Lecce. La sua continua ricerca estetica lo porta a sperimentare tutti i linguaggi delle arti visive: fumetto, scenografia, scultura, decorazione, grafica, musica e video. Con la sua arte riesce a raccontare per immagini storie, in bilico tra mondo reale e onirico, che fluttuano leggere calate in atmosfere liriche e complesse in cui vale l’aforisma shakespeariano “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.
Luigi De Giovanni Nato a Specchia, dove ha un proprio atelier, Luigi De Giovanni vive ed opera tra il Salento e Cagliari. Dopo aver conseguito la maturità all’Istituto d’Arte di Poggiardo nel 1969 si trasferisce a Roma dove nel 1974 si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti iniziando una intensa attività artistica che lo porta ad esporre a New York, Tokyo, Bruxelles, Madrid, Gent, Ginevra, Parigi oltre che a Milano, Roma, Firenze, Venezia, Bologna…Nel 2012, con la curatela di Toti Carpentieri, ha esposto a Lecce il ciclo di opere “Tracce di rivoluzione”, lettura dei cambiamenti che hanno caratterizzato la società e i costumi dalla seconda metà del Novecento andando a sfogliare le pagine più dolorose della storia europea e italiana: le grandi guerre, la caduta del muro di Berlino, il ‘68, la crisi economica e politica dei nostri giorni. Nel dicembre 2012 a Specchia ha presentato l’antologica “In itinere. Visioni, segni e figure 1966 – 2012”. Nel 2013 con la mostra “Dialogo con la Natura. Oltre i 16:9” ha esposto a Brindisi, Mesagne, Tricase.
Kristine Kvitka è una pittrice di origine lettone, nata a Riga nel 1983, che attualmente vive e lavora tra Tricase(LE) e Riga(Lettonia). Ha iniziato la formazione artistica nel 1994, frequentando per due anni la Scuola Elementare di arti applicate a Riga (1994 – 1995), per poi proseguire il percorso formativo alla Jana Rozentala Rigas High Art School (1995 – 2003). La logica conseguenza del tipo di istruzione ottenuta al liceo è stata quella di frequentare l’Accademia di Belle Arti di Lettonia (2003 – 2010), con indirizzo Pittura. Durante il percorso educativo Kristine ha studiato per due volte in Italia all’Accademia di Belle Arti di Lecce (2006 e 2008). Nella sua carriera la pittrice ha fatto molte mostre personali, tra cui due in Italia, e ha partecipato a svariati eventi artistici (mostre collettive, plein air internazionali, festivali di arte, simposi) in diversi paesi europei. Le sue opere d’arte si trovano in molte collezione private in diversi paesi come Lettonia, Italia, Austria, Australia, Islanda, Germania , Regno Unito, Russia, ecc.

Telefono: (+39) 3884988428 – E-mail: kristinekvitka@inbox.lv
Francesco Pasca Nato a Sanarica (Lecce) nel 1946 Francesco Pasca vive ed opera a San Pietro in Lama (Le). Nelle Arti Visive partecipa dal 1963 con contaminazioni che spaziano dal neocostruttivismo all’informale e con performance gestuali e visive. Nel 1979, parallelamente all’adesione al Gruppo Granma, collabora al Manifesto della Singlossia voluto dalla semiologa Rossana Apicella e alle iniziative dette della stagione post-poetica visiva. Si dedica alla scrittura, alla pittura, ai linguaggi multimediali. Partendo dall’assunto longhiano “L’arte non è imitazione della realtà, ma interpretazione individuale di essa” Francesco Pasca elabora figurazioni, rigorosamente geometriche “contaminate” da cifre e lettere che traducono il suo personale sguardo sulla realtà. Nelle sue opere convivono proporzioni matematiche, figure e simboli che trovano nella forza del colore il denominatore comune e, nella singlossia, la risultante dell’incontro tra linguaggio visivo e verbale. Nel 2013 ha esposto a Lecce con la mostra Palindromie – verso e senso nel nodo rovescio del colore.
Andrea Ritrovato nasce a Tricase il 2.10.64. L’interesse per il disegno ed un particolare amore per la pittura si rivelano al primo anno di Scuola Media. Artista successivamente frequenta l’Istituto d’Arte “G. Pellegrino” di Lecce conseguendo il diploma nel 1985. Nel capoluogo leccese Ritrovato frequenta poi l’Accademia di Belle Arti e consegue il diploma nel 1988. Nell’anno scolastico 1987-’88 rappresenta l’Accademia di lecce partecipando alla nota rassegna EXPO ART di Bari con l’opera “L’aquilone umano”. Nel 1990 insegna Discipline Pittoriche, per l’intero anno scolastico, nell’Istituto Magistrale “Colombini” di Piacenza. Andrea ha partecipato a diversi concorsi nazionali e a diverse estemporanee di pittura e negli ultimi anni ha allestito alcune mostre personali. Nel 1998 ha partecipato, con la galleria “Mentana” di Firenze, ad una mostra intitolata “Mia Arte” a Milano, nel pressi di Porta C. Magno. L’artista oltre alle sue particolari opere, esegue su commissione lavori di qualsiasi genere.
Stefania Rizzo Nata a Zug, in Svizzera, Stefania Rizzo si diploma nel 1987 all’Istituto Professionale Stilista di Moda. Disegna abiti da sposa e per diversi anni confeziona abiti su misura per donna. Ma nel silenzio dello spazio tra una cucitura e l’altra prende coscienza che quella non è la sua strada. Alcune vicissitudini la porteranno a “provare” a dipingere su tavole di legno dimenticate in qualche cantina…Ne segue l’apprezzamento da parte di cultori d’arte e questo le darà la spinta a proseguire. Dipinge da diversi anni e il suo linguaggio pittorico si concentra soprattutto “…sul paesaggio come emblema del sublime e dello stato d’animo e sullo spazio cosmico che diventa scenario delle composizioni

in cui l’artista porta agli estremi la sua poetica della riflessione e della memoria…” (Nicola Cesari, “Cromatismo e valore poetico in perfetta simbiosi nella pittura di Stefania Rizzo”). Attualmente la sua ricerca si concentra oltre che sul colore anche sui supporti di legno antico: sportelli, imposte, tavole per pressare il tabacco, su cui depone i propri linguaggi d’autore. Le sue opere si trovano in varie collezioni private in Italia e all’estero.

Esposizione permanente di pittura in via S.Demetrio 12, centro storico, Tricase, (LE) - Cell + 39 338- 99 81 748 STEFANIA RIZZO www.stefaniarizzo.com – e-mail: stefy_rizzo@virgilio.it
Lorenzo Sparascio

Giovane artista di grande sensibilità, Lorenzo Sparascio nasce a Tricase nel 1994, attraversa gli studi d’arte evidenziando subito un talento straordinario per un disegno, fortemente espressivo e viscerale, dai tratti immediati che ricordano cifre stilistiche del neo realismo italiano. Gli aspetti pittorici di questo giovane Artista – scrive il prof. Massimo Marangio – sono di un’efficacia fantastica, le cui risultanze estetiche abbracciano stili vicini a Freud, Guttuso e Vespignani.

L’Artista vive ed opera a Tricase.




















sabato 14 giugno 2014

Contempor-Art 2014 Rassegna d'arti visive


Galleria d’Arte Mentana Firenze
P.zza Mentana 2/3 r- 50122 (FIRENZE)            
Telef. 055.211985 - Fax. 055.2697769

Contempor-Art  2014
Rassegna d'arti visive


Spazio Galleria

OPENING Sabato 21 Giugno Ore 18.00
21 GIUGNO-20 LUGLIO

ARTISTI:
Mary Wells   (USA)
Patricia Serrano   (Spagna)
Aleiandro Fernandez  (Perù)
Francesco  Cesari   (Italia)
Julieta Bravo Cid   (Cile)
Cinzia Cucini  (Italia)


La Galleria d’Arte Mentana continua il suo impegno nella valorizzazione dei linguaggi dell’arte, attraverso la rassegna Contempor-Art: un appuntamento mirato alla promozione di artisti  che rappresentano l’eccellenza nelle molteplici discipline artistiche.
Sarà un piacere incontrarla tra i nostri amici, clienti, critici e collezionisti.
Cordialmente
Art Director, Giovanna Laura Adreani


WWW.GALLERIAMENTANA.IT
galleriamentana@galleriamentana.it

I nostri orari:
11.00/13.00     16.30/19.30
domenica e lunedì mattina chiuso 

lunedì 12 maggio 2014

“Internato 159534”

“Internato 159534”

studio sutta le capanne du ripa specchia lecce





“SPECCHIAmoci... nei libri 2014”
17 maggio alle 10.30

Gli alunni delle III classi della 
Scuola Secondaria di Primo Grado di Specchia
incontrano
Nicola Santoro autore di  “Internato 159534” 
testimonianze di Nicola Santoro e Fernando Simeoni
militari internati italiani nei campi nazisti, Il Raggio Verde edizioni


L'Associazione Culturale “E20cult” - sez. di Specchia, con il patrocinio del Comune di Specchia, dà avvio al suo complesso e articolato progetto “SPECCHIAmoci... nelle pagine”, ideato al fine di favorire e stimolare l'abitudine alla lettura , considerata elemento chiave della crescita personale, sociale e culturale. 
Il primo, di numerosi e diversificati appuntamenti vedrà  protagonisti i ragazzi della classe terza della Scuola Superiore di Primo Grado “Don Luigi Sturzo” di Specchia, in un vero viaggio nella memoria, nel quale saranno accompagnati da una guida davvero unica, Nicola Santoro, che porterà la sua testimonianza diretta.
Nicola Santoro e Fernando Simeoni sono stati due militari italiani durante la seconda guerra mondiale. Dopo l'armistizio, firmato dall'Italia l'8 settembre del 1943, alcuni soldati italiani  furono catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich. A quel tempo Nicola Santoro aveva solo 19 anni e oggi, a novant'anni, dedica il suo tempo al recupero della memoria per testimoniare ai giovani le atrocità della guerra e dell'esperienza della prigionia che lui ha condiviso con Simeoni, scomparso nel 2010.
E sabato 17 maggio alle 10.30 porterà il suo racconto ai giovanissimi studenti di Specchia, dove presenterà il suo libro “Internato 159534”, edito da Il Raggio verde edizioni.
É un libro che vuole rompere il silenzio e far conoscere le vicende che Nicola e Fernando e molti altri hanno vissuto sulla propria pelle. “Insieme, danno voce alla tenace, coraggiosa, non minore “Resistenza” degli IMI (nome dato dai nazisti ai soldati catturati e deportati), che in stragrande maggioranza non cedettero alla proposta di continuare la guerra accanto ai nazisti.- si legge nell’introduzione del presidente del consiglio regionale di Puglia Onofrio Introna. Sarebbe stata la salvezza: non più “schiavi di Hitler”, via dal filo spinato, dagli appelli al gelo, dal lavoro coatto, dal digiuno la domenica – perché non si lavorava – meglio nutriti, meglio vestiti, niente botte per un pastrano. Nonostante tutto, dissero “NO”. Il dato principale della vicenda degli IMI è il massiccio rifiuto di collaborare coi tedeschi e i fascisti. 600mila italiani di ogni Arma, Corpo e grado preferirono affrontare, consapevolmente, quelle condizioni impossibili. A costo di 20 mesi di stenti in Germania, che in 40-50mila pagarono con la vita.
Gli italiani non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità personale e l’onore delle forze armate italiane. Si opposero alla violenza, tennero idealmente alto il vero Tricolore, preferirono affrontare le sofferenze piuttosto che tornare a combattere a fianco di chi negava i diritti umani e in Russia aveva mostrato ai nostri soldati il volto di massacratori senza pietà di ebrei e slavi. In questo senso gli IMI entrarono a pieno diritto nella Resistenza.”

Un volume che Nicola Santoro dedica a tutti coloro che hanno un ruolo nella società e nelle istituzioni, affinché ogni loro decisione sia assunta sempre nel rispetto della vita e della dignità altrui. Nato a Cursi il 22 febbraio 1924, secondo di sette figli, fu arruolato nel 1943 con l’incarico di marconista del Genio Militare presso la caserma di Udine. Fatto prigioniero trascorse due anni circa nel campo di lavoro di Treuenbrietzen. Dopo la sua liberazione, dal 1948 al 1979, lavora presso le Poste Italiane prima come impiegato poi come direttore. Da sempre antifascista ha militato nel partito della Democrazia Cristiana e si è impegnato nel suo paese come amministratore comunale dal 1955 al 1975.
Fernando Simeoni nasce il 12 dicembre 1923 a Civitavecchia dove muore nel 2010. Segnalatore della Marina Militare venne fatto prigioniero nel 1943. Dopo circa due anni di prigionia, al suo rientro in Italia non trovò più i suoi genitori morti durante un bombardamento anglo-americano. Venne assunto in servizio al Comando Generale della Scuola di Guerra di Civitavecchia come coadiuvatore superiore fino al momento del pensionamento.

Gli alunni delle III Classi della Scuola Secondaria di Primo Grado di Specchia incontreranno Nicola Santoro, che ha vissuto la terribile esperienza della prigionia nei campi di  lavoro nazisti, autore del libro “Internato 159534” “testimonianze di Nicola Santoro e Fernando Simeoni,  militari internati italiani nei campi nazisti, Il Raggio Verde edizioni. 
Con la sua testimonianza, oggi confluita nelle pagine di “Internato 159534”, Nicola Santoro fa chiarezza su quello che fu la vicenda  degli IMI. 
I.M.I. fu il nome dato dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’Armistizio di Cassibile (8 settembre 1943). Nicola Santoro nel 1943 aveva appena 19 anni e si ritrovò a condividere l’atroce esperienza della prigionia insieme a Fernando Simeoni che tenne un diario che integra il volume “Internato 159534” .
Simeoni è scomparso nel 2010 e se fosse ancora vivo condividerebbe la missione che Nicola oggi novantenne dedica al recupero della memoria per testimoniare ai giovani tutta l’atrocità della guerra.  “Questo libro che raccoglie le memorie di Nicola Santoro, internato 159534, fornisce un contributo di grande rilievo per la conservazione della memoria delle vicende per troppo tempo dimenticate di questi soldati che lasciati a se stessi dopo l’8 settembre si trovarono ad affrontare da soli la marea montante di una storia che la società avrebbe cercato, subito dopo, di rimuovere. Spiega nella prefazione Loredana Di Cuonzo dirigente scolastica del Liceo Classico “Giuseppe Palmieri” di Lecce, tra gli istituti scolastici che nel corso degli anni Nicola ha voluto visitare, accompagnato dal figlio Edoardo, portando agli studenti del Salento la sua testimonianza di prigioniero nei campi di concentramento tedeschi. 
Pagine dolorose della nostra Storia sulle quali è caduto un pesante silenzio. “Delle vicende degli internati militari italiani, infatti, si è tornati a parlare solo poco più di due decenni fa, alla metà degli anni Ottanta. – spiega la stessa Di Cuonzo. Questo silenzio è dovuto anche al fatto che i prigionieri italiani erano stati internati anche dagli alleati in campi di concentramento in molte zone del mondo, questo rallentò molto il loro rimpatrio, ma la motivazione importante di questo silenzio si può ritrovare nelle responsabilità che l’esercito italiano ha avuto riguardo alla tragedia degli I.M.I.: era stato proprio l’esercito ad abbandonarli e per questo si è preferito non pubblicizzarne troppo le vicende dei prigionieri italiani, esaltando invece molto di più l’opera della resistenza armata.”  
Un libro che vuole rompere il silenzio. Far conoscere le vicende che Nicola, Fernando e tantissimi altri hanno vissuto sulla propria pelle. “Insieme, danno voce alla tenace, coraggiosa, non minore “Resistenza” degli IMI, che in stragrande maggioranza non cedettero alla proposta di continuare la guerra accanto ai nazisti.  – si legge nell’introduzione del presidente del consiglio regionale di Puglia Onofrio Introna. Sarebbe stata la salvezza: non più “schiavi di Hitler”, via dal filo spinato, dagli appelli al gelo, dal lavoro coatto, dal digiuno la domenica – perché non si lavorava – meglio nutriti, meglio vestiti, niente botte per un pastrano. Nonostante tutto, dissero “NO”. Il dato principale della vicenda degli IMI è il massiccio rifiuto di collaborare coi tedeschi e i fascisti. 600mila italiani di ogni Arma, Corpo e grado preferirono affrontare, consapevolmente, quelle condizioni impossibili. A costo di 20 mesi di stenti in Germania, che in 40-50mila pagarono con la vita.
Gli italiani non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità personale e l’onore delle forze armate italiane. Si opposero alla violenza, tennero idealmente alto il vero Tricolore, preferirono affrontare le sofferenze piuttosto che tornare a combattere a fianco di chi negava i diritti umani e in Russia aveva mostrato ai nostri soldati il volto di massacratori senza pietà di ebrei e slavi. In questo senso gli IMI entrarono a pieno diritto nella Resistenza.”

Un volume che Nicola Santoro dedica a tutti coloro che hanno un ruolo nella società e nelle istituzioni, affinché ogni loro decisione sia assunta sempre nel rispetto della vita e della dignità altrui. Nato a Cursi il 22 febbraio 1924, secondo di sette figli, fu arruolato nel 1943 con l’incarico di marconista del Genio Militare presso la caserma di Udine. Fatto prigioniero trascorse due anni circa nel campo di lavoro di Treuenbrietzen. Dopo la sua liberazione, dal 1948 al 1979, lavora presso le Poste Italiane prima come impiegato poi come direttore. Da sempre antifascista ha militato nel partito della Democrazia Cristiana e si è impegnato nel suo paese come amministratore comunale dal 1955 al 1975. 

Fernando Simeoni nasce il 12 dicembre 1923 a Civitavecchia dove muore nel 2010. Segnalatore della Marina Militare venne fatto prigioniero nel 1943. Dopo circa due anni di prigionia, al suo rientro in Italia non trovò più i suoi genitori morti durante un bombardamento anglo-americano. Venne assunto in servizio al Comando Generale della Scuola di Guerra di Civitavecchia come coadiuvatore superiore fino al momento del pensionamento.




Introduzione di Onofrio Introna presidente del Consiglio regionale di Puglia
Giovani, anche giovanissimi, mai vinti, mai piegati. La dignità del nostro Paese l’hanno riscattata per primi, con il “NO!”, dietro il filo spinato, nonostante i momenti di sconforto, sfidando la fame, affrontando le malattie, superando il dolore, le privazioni di una condizione subumana. Erano gli IMI, gli internati militari
italiani nei lager tedeschi. Non prigionieri di guerra, perché catturati quando il Paese non aveva ancora dichiarato guerra alla Germania. Non tutelati dalle convenzioni internazionali. Abbandonati dal proprio governo l’8 settembre. Se non erano stücke (pezzi) come gli ebrei nei campi di sterminio, restavano soltanto dei
numeri. Lavoratori forzati, manodopera non volontaria per l’industria bellica germanica. Nicola Santoro era il 159534 e ha dovuto imparare a declinarlo in tedesco.
Una sequenza impossibile di suoni gutturali. E se non ce la facevi, erano bastonate.
Nel settembre 1943, quando è stato deportato nel territorio del Reich (Né un preavviso né un preallarme – ricorda – all’improvviso non sapevamo da chi doverci difendere, se dagli inglesi o dai tedeschi), “Nicolino” aveva solo 19 anni, ma teneva gli occhi bene aperti sul mondo. E che mondo, devastato dalla violenza.
Ora, a 90, dedica tutte le sue energie alla memoria, alla missione di testimoniare ai giovani che quanto ha vissuto in quegli anni non si deve ripetere.
“Mai più” guerre, odio, distruzioni, ma anche “mai più” un chilo di pane ogni quindici persone o dormire sui trucioli di legno o beccarsi uno schiaffo per aver provato a coprirsi con un pastrano dismesso. Sono solo alcuni episodi dell’esperienza di Nicola Santoro, condivisa col compagno di prigionia Fernando Simeoni. L’amico, scomparso purtroppo nel 2010, tenne un diario di quei giorni, che integra il volume.
Insieme, danno voce alla tenace, coraggiosa, non minore “Resistenza” degli IMI, che in stragrande maggioranza non cedettero alla proposta di continuare la guerra accanto ai nazisti. Sarebbe stata la salvezza: non più “schiavi di Hitler”, via dal filo spinato, dagli appelli al gelo, dal lavoro coatto, dal digiuno la domenica – perché non si lavorava – meglio nutriti, meglio vestiti, niente botte per un pastrano.
Nonostante tutto, dissero “NO”. Il dato principale della vicenda degli IMI è il massiccio rifiuto di collaborare coi tedeschi e i fascisti. 600mila italiani di ogni Arma, Corpo e grado preferirono affrontare, consapevolmente, quelle condizioni impossibili. A costo di 20 mesi di stenti in Germania, che in 40-50mila pagarono con la vita.
Gli italiani non vollero venir meno al giuramento di fedeltà alle Istituzioni, difesero la dignità personale e l’onore delle forze armate italiane. Si opposero alla violenza, tennero idealmente alto il vero Tricolore, preferirono affrontare le sofferenze piuttosto che tornare a combattere a fianco di chi negava i diritti umani e in Russia aveva mostrato ai nostri soldati il volto di massacratori senza pietà di ebrei e slavi. In questo senso gli IMI entrarono a pieno diritto nella Resistenza.
Finita la guerra, sulla tragedia calò un silenzio complice, per tante ragioni, per tante convenienze.
Testimoni come Nicola Santoro e con lui Fernando Simeoni hanno il merito di aver rimosso quel silenzio e continuano a farlo. La loro voce è quella di un’Italia coraggiosa, civile, responsabile, che ci auguriamo possa
ispirare le nuove generazioni.